Pura improvvisazione sentimentale a spasso con strumentazioni che di rettilineo – facendo riferimento ai serpenti di cui questo disco è figurativamente ricco – ha ben poco.
Estremo progressive nel senso puro del termine, quando con esso vogliamo intendere una totale inventiva, variazione di tempi metrici, di atmosfere, di estetismi melodici, di sensazioni e di suoni.
Insomma tutto la sostanza si rivela mutevole.
Forse dobbiamo aspettare il centro della tracklist con il brano “Diallele” per avere qualcosa che somigli ad una forma canzone standard, con dei sint hammond che richiamano certamente l’era progressive dei tempi andati e che cito più volte.
In tutto il disco primeggia quest’aura notturna, epica e sacrale, anche l’immagine dei rettili richiamata spesso nei brani come anche nella cover del disco – che d’impatto mi fa pensare alla copertina di “American Beauty” ed il rimando forse è voluto se pensiamo ai temi del privato, dell’intimo proibito e del proprio reale esistere.
Dunque un lavoro difficile, ripeto, che sfida l’ascolto comune cercando in varianti non troppo programmabili quel quid di originalità espressiva ed emotiva che però non convincono troppo.
Quel che meno arriva è proprio il contenuto testuale di cui – forse anche merito di parole inventate come leggo sul comunicato – non riesco a comprendere a pieno.
Il disco si chiude con uno strumentale di pianoforte quasi riconducibile alle scritture di Einaudi…dal sono invecchiato anche grazie all’effetto vinile – forse davvero ripreso da un vinile – tradendo però una importante scordatura del piano stesso. Forse, invece, ben voluta per l’occasione.
In conclusione Silversnake Michelle sforna un’opera quasi teatrale, difficile da contente su un formato disco, ma sicuramente più estesa e realizzata se potesse esprimersi in tutte le sue vesti sceniche da teatro. Un disco difficile… da non ascoltare come sottofondo.
Punteggio: 5