Il titolo di questo album non smentisce affatto la sensazione itinerante che regala l’ascolto di queste dieci canzoni.
Johnny Controvento è pronto per lanciarsi in una delle sue solite avventure on the road, malgrado il bolide un po’ malandato e il budget scarso. La voglia di partire e suonare è tanta e il ritmo incalzante del pezzo ben rappresenta l’esigenza di nuovi orizzonti. Un violino allegro dà il senso dell’entusiasmo, insieme a due voci dense a raccontare sogni e prese di coscienza. Quasi come se la canzone andasse a morire e insieme a nascere nella seconda traccia – Il Viaggio – ecco che il ritmo cresce e il mood si fa sempre più irish. Sembra quasi di essere in un vecchio pub della campagna irlandese, con suonatori amichevoli che, in un connubio di due voci, invitano alle danze.
Il testo è ispirato e rende, senza retorica e con efficacia, il senso di appartenenza alla genuinità dei 12 Corde.
La furmìga, terza canzone dell’album, si apre con un coro che trasporta l’ascoltatore tra le fila della Corale Giuseppe Verdi di Argenta, che ha partecipato alle registrazioni. La canzone, in dialetto, sembra proprio essere un omaggio al passato e agli avi che hanno molto sudato e lavorato con dignità e spirito propositivo: un’ode alla terra e alla provincia laboriosa.
Un pezzo orgoglioso e dal ritmo avvolgente, reso morbido, rilassante e insieme significativo dal tono caldo delle due voci che si intrecciano armoniosamente al tin whistle, l’elemento riconoscitivo del pezzo insieme ai cori.
Dal passato, in un attimo si rimbalza sul presente tristemente sempre più diffuso oggi: quello fatto di qualche sopruso di troppo, di prepotenza, ma anche di voglia di riscatto da tutto ciò. In Non rubarmi la speranza il ritmo rallenta perchè è il momento della riflessione amara ma speranzosa; il sound nel ritornello abbraccia a tratti candenze reggae. C’è un messaggio sociale preciso veicolato prevalentemente dagli strumenti a corda, protagonisti musicali del pezzo.
Anche in Cla giòsta chitarra e mandolino la fanno da padroni, catturando parole dialettali e l’allegra (?!) solitudine del musicista girovago. Le donne, croce e delizia dell’uomo, sono le protagoniste di questo pezzo scanzonato dalla melodia pizzicata e scandita da una parte ritmica discreta ma efficace.
E dopo i bagordi e i pensieri leggeri sul gentil sesso restano poche parole, anzi non ve n’è affatto: Mercato saraceno è l’unico brano tutto strumentale, nel quale la nobile arte del suonare si esprime del tutto. Anche qui persistono ancora suggestioni irlandesi, ma è impossibile non pensare anche all’eco di “pieffemiana” memoria. Mercato saraceno è un pezzo davvero gradevole che, nell’arco dello svolgimento, non fa rimpiangere la calda familiarità delle voci di Andrea Bandi e Roberto Romagnoli.
Così, cullati da queste armonie, ci si incammina tra le note di Una storia da raccontare, pezzo dai versi impegnati che introducono il tema del lavoro, quello duro, malpagato e un po’ avvilente, intrecciato alla dolce semplicità della vita di Anna Negri, la donna alla quale è dedicato il pezzo.
Il violino dona luminosità a questa canzone un po’ rassegnata malgrado la delicatezza della voce femminile, Silvia Orlandi.
Ecco ora irrompere nuovamente il dialetto: agile, svelto, impreziosito dalla sezione dei fiati e da una bella ritmica. A voi cantèr una canzon è decisamente un amuleto per attirare allegria!
Alba d’Irlanda, il pezzo successivo, è la classica canzone che ognuno vorrebbe poter scrivere davanti a quei paesaggi semplici ma emozionanti che l’Irlanda regala tutti i giorni. Un’ode alla Verde Isola, un saluto di chitarra acustica che trascina l’ascoltatore nella vita dei pescatori e degli irlandesi, nelle luci dell’alba e nel sogno adolescenziale di un viaggio in Irlanda. Il ritmo, dapprima calmo e pacato, cresce nella seconda parte della canzone che, in un finale a due voci dalla perfetta alchimia, accompagna al termine del viaggio, lasciando un sorriso ma anche già nostalgia.
Sì, perchè quasi a voler chiudere il cerchio, i 12 Corde decidono di concludere l’album con la versione live de La furmìga, registrata a Trigallia con l’ausilio dei Cisalpipers.
Il Viaggio… il viaggio è anche solo qualche ora in cui ci si perde tra le note, a cavallo di melodie irish che si legano a motivi paesani.
Le chitarre, fedeli e sempre presenti, sono l’animo genuino dei 12 Corde; la ritmica semplice ed efficace è il percorso che corre da un pensiero all’altro, da una tematica sociale ad una chiacchierata con amici sulle donne. E poi il tin whistle e il bouzouki: la voglia di sperimentazioni, di contaminazioni sonore e di scoperte nuove nel segno, sempre e comunque, dell’apprezzamento per la tradizione.
Il cd termina con l’applauso del pubblico: un attestato di apprezzamento e di stima decisamente tutto meritato.
Punteggio: 8